Parnaso di carta

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Facsimili virtuali

Una collana di facsimili virtuali consente la visione diretta di manoscritti di grande pregio ed importanza, esclusi dalla normale consultazione. E’ così possibile sfogliare pagina per pagina, senza muoversi da casa, secondo le esigenze, i tempi e le scelte personali, capolavori difficilmente accessibili, soffermandosi sui particolari, ingrandendo i dettagli, curiosando e confrontando per studio e per diletto.

Il taccuino di disegni di Bartolomeo Ammannati (Ed. rara 120)

Queste carte, provenienti dalla famiglia Riccardi e legate insieme senza un preciso ordine cronologico nel secolo XIX, furono attribuite all’Ammannati da Enrico Rostagno già nel 1920 e potrebbero rappresentare la parte teorica del volume dei disegni conservato agli Uffizi con la denominazione di Città Ideale.

Si tratta di 114 fogli, fitti di disegni, schizzi, annotazioni che spaziano dall’aritmetica e geometria all’architettura, agli studi sulle fortificazioni, ai sistemi di misurazione e costituiscono, nel loro insieme, il materiale preparatorio per un vero e proprio trattato, in un arco di tempo compreso fra il 1545 e il 1570. Oltre ai disegni architettonici, riconducibili a edifici precisi tra cui il palazzo vasariano degli Uffizi, compaiono anche schizzi preparatori relativi a oggetti, decorazioni, progetti di sculture.

Facsimile virtuale realizzato in collaborazione con il Museo Nazionale del Bargello

Ed. rara 120

L’Archimede di Piero della Francesca Archimede, Trattati (Ricc. 106)

Il riconoscimento della mano di Piero della Francesca nel manoscritto Riccardiano 106, che contiene un cospicuo corpus di trattati di Archimede, è stato accertato dal prof. James Banker, attraverso l’analisi del ductus grafico e i paragoni stringenti con opere riconosciute all’artista, come il Trattato d’abaco Ashb.359 della Biblioteca Laurenziana di Firenze. Il manoscritto, conservato da sempre nelle collezioni dei marchesi Riccardi, getta ulteriore luce sulla figura di Piero studioso, sull’accurata preparazione nelle scienze matematiche, la base dei suoi studi prospettici, convalidata dai circa 200 disegni, alcuni dei quali straordinariamente complessi, disseminati nei margini, che denotano perfezione grafica e sicurezza del tratto. Particolarmente belle le elaborazioni delle spirali, uno degli argomenti trattati da Archimede che più affascinarono gli umanisti.

Facsimile edito a cura di Edizioni Grafica European Center of Fine Arts

 Il Libro dei Salmi di Federico II Salterio (Ricc. 323)

Lo splendido Salterio, realizzato intorno al 1235-1237 su commissione di Federico II per la terza moglie, Isabella d’Inghilterra, attribuito allo Scriptorium di Acri, si deve probabilmente ad un artista che innesta, sulle radici stilistiche bizantine, una sensibilità cromatica e un risalto plastico più tipicamente italiane.

Nel repertorio iconografico di origine tedesca ricorre la figura di Cristo, isolata nello spazio della pagina, dai forti connotati plastici, come a svolgere il ruolo di segno di memoria. Particolarmente complessa e significativa, la pagina di apertura del testo che compendia la liturgia del Natale, prefigurando la morte e la resurrezione di Cristo come unione del Vecchio e Nuovo testamento.

La nota di una suora domenicana “E di suor Margharita dasscchorno monacha in Sancto Silvestro”, identifica una famiglia pisana che aveva avuto frequenti contatti con l’Italia meridionale, dove poteva esser entrata in possesso del manoscritto.
Facsimile edito a cura di Vallecchi Casa Editrice Firenze.

Le Leggende di S. Margherita e S. Agnese (Ricc. 453)

Il manoscritto è composto di due sezioni unite insieme, probabilmente, all’inizio del Trecento; solo la storia della Passione di Margherita di Antiochia è illustrata con immagini che si pongono a commento visivo del testo, scandendone i momenti più salienti, con un ritmo quasi carta per carta.

Il codice, prodotto a Bologna alla fine del Duecento, contiene 33 miniature di squisita fattura, ricche di reminiscenze classiche e costituisce il più ricco corredo ornamentale della leggenda, una redazione raffinata, destinata certamente ad un ambiente assai elevato.

Assai suggestiva l’ipotesi che la confezione del manoscritto sia legata alla figura della beata Margherita figlia del re d’Ungheria, Bela IV, suora domenicana che visse nella fede ricevendo, persino, le stimmate. La principessa non poteva essere esplicitamente celebrata come beata perchè la sua santità non era stata ancora proclamata, ma poteva essere venerata attraverso la santa maggiore di cui portava il nome.

Facsimile virtuale realizzato con il contributo della Manageritalia Milano

Il Virgilio riccardiano, Virgilio, Opere (Ricc. 492)

Noto come Virgilio riccardiano, il manoscritto reca nel colophon la sottoscrizione del noto copista Niccolò Riccio, detto Spinoso, attivo nella bottega di Vespasiano da Bisticci.

Nelle 88 miniature tabellari, poste nel margine inferiore delle carte, riconosciute alla mano di Apollonio di Giovanni e alla sua bottega, si snoda il racconto del viaggio di Enea, con evidenti richiami alla pittura fiorentina e soprattutto alla Cappella dei Magi, affrescata da Benozzo Gozzoli in Palazzo Medici, nel 1459.

La suggestione del Concilio di Firenze del 1439 e della caduta di Bisanzio nel 1453 sono evidenti nelle citazioni dei monumenti e degli straordinari abiti all’orientale, oltre a precisi richiami alle cronache coeve. La decorazione costituisce, quindi, un racconto figurato ricco di richiami e allegorie, ma profondamente ancorato alle vicende contemporanee.
Le Bucoliche e le Georgiche presentano una sola miniatura all’incipit di ciascuna opera, mentre nell’Eneide la decorazione miniata si interrompe alla fine del III libro. Le miniature alle cc. 93-98, solo parzialmente colorite, e quelle alle cc. 101-104, solo disegnate, documentano le procedure di lavoro all’interno delle operose botteghe.

Facsimile edito a cura di Art Codex – Atelier del Codice Miniato

Trattato delle fortificazioni di terra Giovan Battista Belluzzi detto il Sanmarino (Ricc. 2587)

L’attribuzione del trattato al sammarinese Giovan Battista Belluzzi (1506-1554), primo ingegnere militare di Cosimo I de’ Medici, che qui si firma “Bellucci”, alla fiorentina, è stata ribadita da Daniela Lamberini nella sua monografia: Il Sanmarino. Giovan Battista Belluzzi, architetto militare e trattatista del Cinquecento, Olschki 2007, dove il manoscritto è pubblicato e commentato integralmente (vol. II, pp. 393-449). In questo autografo, destinato al generale mediceo Stefano Colonna, il Sanmarino tratta in particolare della prima fase di costruzione delle fortificazioni: la costruzione del “terraglio” fatto di terra e legname, che veniva in seguito “incamiciato” di pietre o mattoni, illustrando le varie fasi e operazioni del cantiere attraverso dieci disegni di grande efficacia. Il trattato, il primo in assoluto del suo genere, si chiude con la descrizione dei lavori condotti dallo stesso Belluzzi ai bastioni e alle mura di Pistoia, rinnovati in pochi mesi e con grande professionalità nel 1544.

Facsimile virtuale realizzato con il contributo della Fondazione San Marino

Il Dante del Boccaccio – Dante Alighieri, Divina Commedia  (Ricc. 1035)

Questa celebre Commedia di Dante è stata copiata dal Boccaccio medesimo e corredata da sette disegni a penna, a illustrazione di alcuni passi dell’Inferno in cui ugualmente è stata riconosciuta la sua mano.

Tenendo conto di tutte le altre occasioni in cui sembra che si sia cimentato nella decorazione, il Boccaccio dà prova di essere arguto e piacevole nell’espressione figurativa come in quella letteraria, ben in linea con quell’ambiente di artisti che era solito frequentare e che ricorda in certe sue celebri novelle.

Appartenuto a Bartolomeo di Benedetto Fortini, figlio del cancelliere successo a Coluccio Salutati, il manoscritto testimonia l’attività del Boccaccio quale geniale editore di Dante.

Facsimile virtuale realizzato con il contributo dell’Ente Nazionale Giovanni Boccaccio